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[1] Paolo Rossi Barnard: giornalista e co-fondatore di Report. Perennemente senza un lavoro è tenuto ai margini della notorietà. Temuto dal  vero Potere, per le sua qualità di divulgatore capace di svelare in modo “comprensibile a tutti” i complessi contenuti e meccanismi di uno dei  più grandi crimini della storia contro l’umanità, che si sta consumando tutt’ora in danno, e nella sofferenza, di interi popoli e di milioni di  famiglie; ma screditato anche dall’antipotere o, almeno, da quella parte ignobile che acquisita visibilità si piega, poi, alle logiche del mercato  ed alla irrefrenabile voglia di profitto.  [2] Luciano Barra Caracciolo: costituzionalista. Ricopre un posto di Consigliere di Stato dal 1991.  [3] Nando Ioppolo: avvocato ed economista scomparso il 6 settembre 2013. Come chiedeva in vita: “condividete perchè la gente sappia”.  [4] Fisac Cgil: è la Federazione Italiana Sindacato Assicurazione e Credito, Organizza i lavoratori addetti alle attività creditizie, finanziarie, parabancarie, assicurative, di esazione imposte, della Banca d'Italia, della Vigilanza (Consob, Isvap). [5] Save the Children: è una rete di associazioni umanitarie nazionali facenti capo a International Save the Children Alliance, organizzazione  non governativa che ha status consultivo presso il consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite ed è presente in 27 paesi.  Save the Children, al pari di altre ONG, presta aiuti immediati alle comunità in difficoltà e soccorso alle famiglie e ai bambini colpiti da disastri  e catastrofi naturali, da conflitti e guerre.  [6] Oxfam: (Oxford Commitee for Famine Relief) è una confederazione di 17 organizzazioni non governative che lavorano con 3.000 partner  in più di 100 paesi per trovare la soluzione definitiva alla povertà e all'ingiustizia.  L’Avvocato Silvio Ulisse é iscritto all’Albo professionale dell’Ordine degli Avvocati di Pesaro al n. 900. Site and design edited by himself.
« Cit.  ..Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro". E il "loro" potere di ricatto sarà enormemente diminuito, fino a scemare: in fondo, dovrebbero saperlo che quando si fa sentire una massa "colpevole" e la si mette con le spalle al muro, poi non avrà più molto da perdere.  Mentre "loro" avranno avuto, sì, "tutto"....ma poi tutto da perdere. Alcuni siti da seguire e da cui cominciare: http://orizzonte48.blogspot.it http://www.studiolegalemarcomori.it http://paolobarnard.info Alcuni libri da leggere ad ogni costo: Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti -Edizioni Laterza Paolo Barnard[1] , Il più grande crimine - Edizioni Andromeda Luciano Barra Caracciolo[2], Euro e (o?) democrazia costituzionale - Dike Giuridica Stefano Rodotà, Solidarietà: un’utopia necessaria - Editori Laterza Paolo Barnard, La storia dell’economia (che ti da da mangiare) - Edizioni Andromeda Paolo Barnard, Nonna ti spiego la crisi economica - do it yourself Antonio Cantaro, Il diritto dimenticato: il lavoro.. - Giappichelli Editore Fabrizio Politi, Diritti sociali e dignità umana nella Costituzione Repubblicana - Giappichelli Editore Florenzano, Borgonovo, Cortese, Diritti inviolabili, doveri di solidarietà e principio di egualianza - Giappichelli Editore Giulietto Chiesa, La guerra come mensozogna - Edizioni Nottetempo Alcuni video da guardare ad ogni costo: Economia criminale - Avv. Nando Ioppolo[3]  Che fare - Avv. Nando Ioppolo La convivenza impossibile tra Costituzione e Trattati europei - B. Caracciolo La logica dei compiti a casa - Avv. Nando Ioppolo Altre letture e video importanti: L’Unione europea dei trattati, non coincide con la moneta unica - da orizzonte48 Europa-fabbriche cacciavite. Italia sovrana-manifattura - da orizzonte 48 Ricchi e poveri - Presa Diretta del 02/09/2013 Bancarotta - Presa Diretta del 03/03/2014 La battaglia del lavoro - Presa Diretta del 18/01/2015 Euro e (o?) democrazia costituzionale - Luciano Barra Caracciolo Bruno Amoroso, Per il bene comune - Edizioni Diabasis Guido Viale, Virtù che cambiano il mondo - Edizioni Feltrinelli E’ il mercato finanziario che ha bisogno del debito pubblico - da cobraf.com Lo sapevi che: L’Italia ha pagato 3.100 miliardi di interessi in 3 decenni (198% del PIL) Negli ultimi 20 anni il debito è passato da circa 1.500 a 2.000 miliardi di euro (valori 2012) restando sopra al 120% del PIL e nonostante il fatto che: Abbiamo pagato quasi 2.000 miliardi di interessi (valori attualizzati al 2012) E abbiamo realizzato saldi attivi per 740 miliardi (valori attualizzati al 2012) CIFRA CHE NON HA EGUALI IN EUROPA In sintesi l’Italia ha fatto enormi sacrifici, con risultati sul fronte del risanamento nulli, e straordinariamente negativi sul fronte della crescita. Gli ultimi dati di Bankitalia, dicembre 2014, indicano un debito pubblico in continuo aumento e, ad oggi, sulla base dei dati di gennaio della Commissione europea, è di 2.165 miliardi ovvero il 131,9% del PIL e destinato a raggiungere il picco del 133% in questo stesso 2015. Secondo un approfondimento che  ha svolto il quotidiano La Repubblica sui patrimoni degli italiani durante questi anni di  crisi, analisi che si basa sui dati pubblicati dalla Banca d'Italia  e relativi alla ricchezza netta nel Paese e la sua suddivisione fra strati sociali,  a partire dal 2008 vi è stato drastico allargamento delle distanze sociali.   Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% della ricchezza netta totale, e la crisi ha raddoppiato il patrimonio alle dieci famiglie più ricche di 20 milioni di italiani messi insieme. Cifre amucchiate in poche mani, ed alquanto consistenti se pensiamo che la ricchezza delle famiglie italiane (al netto delle passività) ammonta al 5,7% della ricchezza mondiale complessiva, nonostante la popolazione italiana sia all’incirca l’1% di quella mondiale. Sempre in Italia, e sempre secondo i dati di Bankitalia, un cittadino su sei vive con meno di 640 euro netti al mese. E secondo i dati forniti dal presidente dell’Istat Antonio Golinila, la quota di persone in famiglie assolutamente povere è passata dal 5,7 all’8%, per un totale di 4 milioni 814 mila persone.   DATI ALLARMANTI CHE FACCIAMO FINTA, DA TROPPO TEMPO, DI NON VEDERE; quelli di un paese che è sempre più diseguale e i ricchi diventano sempre più ricchi e la povertà sempre più diffusa. La Fisac Cgil[4] ha messo a confronto il compenso medio di un lavoratore dipendente e quello di un alto dirigente. Il risultato, anche qui, è impressionante: nel 2012 il rapporto è stato di 1 a 64 nel settore del credito e addirittura di 1 a 163 nel resto del campo economico. Significa che per ogni euro guadagnato da un lavoratore medio un top manager ne guadagna 163. Nel 1970 tale rapporto era di 1 a 20. Dati che ben evidenzano il trend e che sottolinea come il gap sia in continuo e costante aumento nonostante le belle parole di facciata del politico, intrallazzatore e ciarlatano, di turno. Anche dall’ultimo rapporto di Save the Childre[5]  abbiamo dati inquietanti. Nella ricca  Europa ben 27 milioni i bambini sono a rischio povertà o esclusione sociale. Ma ancora una volta il dato più allarmante riguarda sempre l’Italia. Secondo il rapporto Povertà ed esclusione sociale minorile in Europa – in gioco i diritti dei bambini”, difatti, la percentuale dei minori a rischio povertà o esclusione sociale raggiunge il 33,8%. In Italia, dunque, un bambino su tre è a rischio povertà o esclusione sociale. Un dato che dovrebbe farci preoccupare sul futuro dell’Italia e dell’Europa che stiamo costruendo. Sempre meno soldi per i servizi sociali, per il sistema sanitario, le politiche di occupazione e l’istruzione. Nel frattempo l’Italia regala ogni anno 50 miliardi di euro per il fiscal compact e ha già versato 15 miliardi per il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), contraendo debiti per ben 125 miliardi. Un paese chiaramente sempre più diviso, in cui la diseguaglianza sociale aumenta e il gap tra ricchi e poveri (un tempo si sarebbero chiamate classi sociali) aumenta vertiginosamente. Però si possono comprare aerei da guerra per un valore di 16 miliardi di euro proprio mentre la povertà e la disoccupazione aumenta. Magari non avremo da mangiare, non potremo permetterci di mandare i figli all’Università, ed ancora, magari, in tanti non abbiamo i soldi per arrivare a fine mese, ma questi dannati aerei da guerra bisogna comprarli. E bisogna pure fare la TAV che sventrerà una montagna piena di amianto e dirotterà 20 miliardi di euro verso le solite società. Che poi un bambino su tre sia a rischio povertà non interessa: ciò che interessa è che tra 20 anni, quando e se la TAV sarà conclusa, si potrà andare da Torino a Lione (a fare cosa non si è mai capito) risparmiando 30 minuti. È questo il progresso? O PIUTTOSTO LO SPECCHIO DELLA NOSTRA INCIVILTA’ E DELLA NOSTRA INDIFFERENZA NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI.. Il rapporto Oxfam[6]  del 19 gennaio 2015, tanto per completare il quadro, è parimenti sconcertante: La ricchezza detenuta dall'1% della popolazione mondiale (circa 80 milioni) i cosiddetti 'paperoni' del pianeta, detiene il 48% della ricchezza mondiale. Continuando con la tendenza degli ultimi anni, nel 2016 questo  1% arriverà a detenere il 50% della ricchezza mondiale. Il che equivale a dire che l’1% della popolazione che già possiede quanto il rimanente 99%, è destinata, nel 2016, a superare quella del restante 99% degli abitanti, al netto oltre sette miliardi. Se a questo dato aggiungiamo anche che la rimanente parte del 50% della ricchezza mondiale è in gran parte nelle mani del 10% più ricco, otteniamo che il 90% della popolazione mondiale possiede solo il 13% della ricchezza del pianeta.  E nella top ten non può certo mancare l'Italia, che può vantare 2,3 milioni di 'supericchi'; davanti a noi ci sono Regno Unito e Germania ma surclassiamo Paesi big come Cina e Canada. Non sta meglio neppure la devastata Africa, dove i dieci più ricchi del Paese posseggono più beni di metà della popolazione del continente messa assieme, e addirittura i primi tre sono più ricchi del 40% del resto degli africani.    Un gap unico che rispecchia, comunque, la tendenza globale. Christoph Lakner, blogger e consulente della Banca Mondiale, calcola che il divario è in costante crescita, e in poco più di un anno il club dei “ricchi come la metà della Terra” si è ristretto ancora passando da 85 a 75 membri. Ritornando al nostro continente, lo sapevi che: L’attuale debito della Grecia è di 330 miliardi di euro (dato di febbraio 2015). Praticamente nel periodo caldo dello pseudo fallimento, per un debito di 300 miliardi di euro si sono bruciati 2.800 miliardi nelle borse europee (oltre nove volte il debito greco)? Più dell’80% degli pseudo (?) “aiuti” della troika sono andati a beneficio diretto o indiretto del settore finanziario (nazionale ed estero). Soprattutto di quello tedesco, che infatti è riuscito a ridurre la propria esposizione nei confronti della Grecia dell’80% circa tra la metà del 2010, quando è stata approvata la prima tranche di finanziamenti, e la metà del 2012. Una crisi, quella greca, che non è stata assolutamente causata da un problema di debito pubblico, ma di finanza privata. Il che implica che occorrerebe “guardare oltre” le politiche fiscali per capire cosa sta accadendo nella nostra società e perchè. Inoltre, anche quando si parla di default per quanto attiene al debito pubblico italiano, si dice un'immane assurdità perché il patrimonio finanziario e immobiliare delle famiglie e dello Stato superano i 9.000 miliardi di euro. Se poi andiamo a considerare quelle che sono le ricchezze demaniali e di altro genere (beni artistici e culturali di questo paese), questo debito pubblico è davvero piccola cosa. E comunque, mentre nel caso dell'Italia il rapporto debito/PIL ricomprende l'indebitamento delle pubbliche amministrazioni centrali, periferiche e della previdenza, i virtuosi tedeschi hanno 3 distinti debiti pubblici, quello dei Lander (dei 16 Stati federati della Germania), quello della previdenza ed il debito debito statale, e solo quest'ultimo rientra nel rapporto debito/PIL che, in realtà, è il terzo debito pubblico lordo più alto del mondo in valore assoluto e di gran lunga superiore a quello italiano! Ma alla fin fine a cosa sarebbe dovutoquesto nostro debito? In realtà alla detassazione dei ceti possidenti, che ci costa almeno 100/200 miliardi l'anno alla iperremunerazione dei nostri btp, che ha comportato un aggravio di 70/75 miliardi degli 85 totali per anno. E poi ci sono gli sprechi della casta ma che tuttavia incidono solo per 25/50 miliardi ed all'interno di questi sprechi, poi, il c.d. welfar straccione e clientelare non incide più di 2/5 miliardi (ma per i mass media il disastro è sempre tutta copa delle pensioni fasulle..). Un modello sociale oramai criminale, quello che si cela intorno alle scelte degli ultimi decenni, che artatamente non vuole seguire la piena occupazione (e dunque esattamente agli antipodi di quelloa cui si sarebbe obbligati per Costituzione), ma che nonostante ciò, è in grado di produrre una ricchezza ed un Pil dell'ordine dei duemila miliardi ogni anno, che in base ad un semplice calcolo statistico, se lo immaginassimo distribuirlo pro capite per nuclei familiari composti anche solo di tre persone, significherebbe circa 100mila euro l'anno per ognuno, con patrimoni famigliari medi che sarebbero decine e decine di volte il reddito familiare attuale. Una enorme ricchezza prodotta dal duro lavoro, quello reale della gente, nonostante milioni di disoccupati e nonostante migliaia di miliardi di capitale inutilizzati senza esserre imiegati negli investimenti produttivi, e nonostante una sperequazione distributiva che distrugge  ricchezza senza un apparente motivo. Già, ..si parla tanto di efficienza ma poi si insegue un sistema che si permette di sprecare braccia mente e capitale, cioè tutto ciò che serve per fare la ricchezza collettiva. Vi siete mai chiesti come fa, ad esempio un Marchionne, a parlare di efficienza produttiva e pretendere che che gli operai lavorino di più con meno soldi quanto il 25% del monte salari della ex Fiat, serve a pagare soltanto una persona? (Lui!). Una efficienza davvero ben ricercata che mentre il Pil va anche in recessione, si acconsentiva che la ricchezza venisse distribuita in modo sempre più  sperequata e praticamente mentre tutti si arricchivano.. l' 1% più ricco ha triplicato la sua ricchezza, il restante 99% la dimezzava e poi, di questi, la metà più povera la ridduceva di due terzi.. Dunque la crisi delle maestranze, delle piccole medie imprese, delle famiglie, ma “mai” la crisi delle banche, checchè se ne pensi, e della finanza, dei trust, e men che mai la crisi dei ceti possidenti. Questo perchè in realtà il capitalismo funziona in modo molto diverso da come generalmente viene lasciato credere e, cioè, che esso viene mosso da una gigantesca domanda interna ed internazionale di beni di consumo che viene finanziata “allo scoperto” con una moneta virtuale creditizio-cartolare potenzialmente infinita e il cui controllo è saldamente nelle mani di una ristrettissima elite internazionale creditizio-finanziaria. E’ altresì grazie ad essa che questa elite, nel corso degli ultimi 200 anni, è venuta acquisendo il controllo di quasi tutti i trust estrattivi, energetici, industriali, agroalimentari e mercantili del pianeta, integrandoli in un unico “club” con le più grosse banche e finanziarie del pianeta, che pure possiede, con ciò introducendo enormi elementi di “feudalesimo” in un modo di produzione che resta capitalistico solo per le imprese e le maestranze che restano al di fuori del suo sistema integrato, mentre le eventuali perdite dei suoi trust vengono sistematicamente coperte con continue quanto illimitate dotazioni di moneta creditizio-cartolare “allo scoperto”. Anche la Moneta, diversamente ciò che generalmente si pensa, non solo è quasi tutta privata e non statale, ma non esiste affatto nessun “mitico” rapporto 1:1 tra la moneta e ciò che essa compra, essendo almeno 5:1 il rapporto tra la moneta creditizia creata “allo scoperto” e tutto ciò che è acquistabile sul pianeta e decine di volte tanto il suo rapporto con la moneta cartolare “allo scoperto”. Una moneta “virtuale” con cui il 2% scarso della popolazione “compra senza pagare” buona parte di ciò che produce il Profitto e il Salario senza avervi minimamente contribuito. Così operando, i trust finanziarizzati si appropriano di una porzione maggiore dei benefici derivanti dagli incessanti  aumenti della produttività del lavoro e man mano che la distribuzione del reddito diventa sempre più sperequata e l’occupazione cala, la forza politico-sindacale dei dominati cala ancora, per cui il blocco dominante riesce anche a smantellare progressivamente i residui di protezione sociale ed a guadagnare ulteriori porzioni in sede di redistribuzione del Reddito. E man mano che questo accade, cala necessariamente il consumo percentuale, perché diminuisce la quota distribuita ai meno abbienti, più “propensi” al Consumo che al Risparmio, ed aumenta quella distribuita ai più abbienti, così abbienti da destinare al Consumo una percentuale ridotta o ridottissima del proprio Reddito. Quanto invece per creare nuova domanda “interna” il sistema dovrebbe trasformare in Consumi il suo eccesso sistematico di Risparmi, il che vorrebbe dire distribuire in modo più “sociale” il Reddito tassando le classi dominanti per generare corrispondenti aumenti della Domanda per Consumi pubblici e/o privati. Oggi, finito il pericolo “rosso”, trust e finanza vogliono anche distruggere le socialdemocrazie e la  loro base materiale: la distribuzione moderatamente perequata della ricchezza, lo sviluppo, lo “stato sociale” e la piena occupazione. Al loro posto vogliono una società sempre più brutta, quella che Dahrendorf ha felicemente definito “la società dei due terzi”. Alla democrazia degli inclusi vogliono far succedere la dittatura sugli esclusi. Il processo è in atto e già visibile, così come , del resto, è inevitabile nella misura in cui masse crescenti vengono escluse dalla distribuzione e perfino dalla produzione. L’immigrazione libera amplifica nel contempo la concorrenza tra i lavoratori, aumenta l’assuefazione al degrado e rende più facile lo smantellamento dello stato sociale e delle garanzie al lavoro. Le retribuzioni calano, gli esclusi aumentano e il sistema democratico vacilla sempre di più. Arruolare le plebi diventa lo sbocco naturale di una simile politica, con il suo corredo di militarismo, illibertà e antidemocrazia.. Sperando di averTI incuriosito a tal punto da leggere e documentarTi in piena autonomia e libertà,  si pensi, da ultimo, semplicemente a questo: anche l’insieme dei titoli non é nient'altro che  l'insieme dei cespiti della Rendita. Poiché ció che va alla Rendita, d'altra parte, deve pur essere prodotto dal mondo del lavoro, ovvero dall'economia "fisica", i proventi di questi cespiti non sono altro che la quota di prodotto sociale che va ai rentiers anziché ai profitti ed ai salari. La banale consenguenza é che piú aumentano i cespiti della Rendita e maggiore é la quota di prodotto sociale che va alla Rendita anziché a chi lavora, o, se si preferisce, il prelievo parassitario sull'economia "fisica". Calcolare all’interno del PIL la capitalizzazione di Borsa (ma non solo), dunque, vuol semplicemente fare passare come incremento di ricchezza l'incremento...del suo prelievo parassitario!   Non solo, dunque, l'aumento della capitalizzazione di Borsa é inflazione mobiliare, ma esso non é neanche ricchezza aggiuntiva, bensí, semplicemente, ricchezza sottratta.  Nel contempo, cosí, si mimetizza la recessione sotto le apparenze di un PIL “nominale” crescente e si illude la gente ad ogni livello. Ed è di questi giorni di aprile 2015 la doccia fredda che mentre il Pil è in ripresa la disoccupazione, al di la di delle falili reclame “di regime”, continua la sua corsa inarrestabile.. E’ questo il mondo in cui viviamo e dove artificiosamente ci privano, oramai, persino della dignità e dalla quale non usciremo senza riappriopriarci del controllo della moneta. Perchè solo nel momento in cui viene effettuato il controllo democratico della moneta avviene anche il controllo democratico del che cosa produrre, quando produrre e per chi produrre e così decidere per il “benessere sociale” e non di cricca quanta e quale domanda per consumi popolari pubblici e privati finanziare. Non è forse ora di fare qualcosa? BOZZA / PAGINA IN FASE DI REVISIONE
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